La città nel deserto (Guido Contessa, 2022)
Fiaba sulle relazioni post-moderne


Gottfried Comb abitava nella grande città di Zharkana nel deserto di Chernobog. Negli anni, Gottfried trovò Zarkhana troppo grande, anonima, sempre più priva di libertà, cultura e fantasia. Decise quindi di dedicare gli ultimi anni della sua vita alla costruzione di una città della cultura, dell'arte, dell'immaginazione e la chiamò Marglib. La nuova città distava 50 chilometri da Zharkana e, nel sogno di Gottfried, doveva diventare la città degli studiosi, degli artisti e di tutti coloro che cercavano libertà, confronto e fantasia. L'impresa era portata avanti, materialmente ed economicamente, dalle sole forze di Gottfried che contava sull'aiuto e la solidarietà dei potenziali futuri cittadini di Marglib. Il progetto richiese venticinque anni di lavoro, per arrivare ad uno stadio maturo.

Nel corso del primo anno molte persone passarono dal cantiere e Gottfried si aspettava che qualcuno chiedesse: "Cosa stai facendo?" mostrando curiosità e interesse per l'impresa e per il suo autore. Ma non successe. I visitatori passavano, e guardavano, in totale silenzio.

Nel corso dei tre anni successivi in tanti passarono dal cantiere e Gottfried si aspettava che qualche passante chiedesse: "Posso aiutarti?" mostrando solidarietà e ammirazione per il progetto e il suo autore. Ma non successe. I visitatori passavano, e guardavano, in totale silenzio.

Nei due anni successivi molti continuarono a passare dal cantiere e Gottfried si aspettava che qualcuno dicesse: "Non è così che si fa...stai sbagliando", mostrando, attaverso la critica, di dare valore a Marglib e al suo solitario costruttore. Ma non successe. I visitatori passavano, e guardavano, in totale silenzio.

Nei tre anni successivo Marglib stava prendendo la sua forma immaginata da Gottfried che si aspettava dai passanti un "Chi paga per tutto ciò?", mostrando qualche apprensione per lo sforzo economico sottostante al progetto. Ma non successe. I visitatori passavano, e guardavano, in totale silenzio.

Nel decimo anno Marglib si stava avvicinando alla maturità, con molti edifici e quartieri completati. Gottfried era sicuro che qualcuno, passando, avrebbe detto: "Bel lavoro!", mostrando perlomeno un apprezzamento estetico. Ma non successe. I visitatori passavano, e guardavano, in totale silenzio.

Nei successivi cinque anni Marglib si espandeva e si perfezionava e Gottfried sperava che qualcuno di passaggio avrebbe detto: "Cosa devo fare per venire ad abitare qui?", mostrando interesse per un'impresa ormai matura. Ma non successe. I visitatori passavano, e guardavano, in totale silenzio.

Dopo il sedicesimo anno di lavoro Gottfried, ormai vecchio, iniziò a sperare che qualcuno dei visitatori di passaggio dicesse "Che ne sarà di Marglib quando sarai troppo vecchio per continuare?". Mostrando apprensione per il futuro di un'utopìa basata su valori diversi da quelli prevalenti a Zharkana.
Ma non successe. I visitatori passavano, e guardavano, in totale silenzio.

All'arrivo del ventesimo anno Gottfried contava che la voce di un'impresa tanto ardita e solitaria si spargesse a Zarkhana, grazie alle migliaia di visitatori che avrebbero segnalato, in ogni direzione a con ogni mezzo, la fatica di un solo uomo che aveva realizato un'utopìa. Ma non successe. I visitatori passavano, e guardavano, in totale silenzio senza dire a nessuno ciò che avevano visto.

Negli ultimi cinque anni Gottfried riempì Marglib di tutti i testi e le opere d'arte che aveva raccolto nei venti anni precedenti, sperando che Marglib diventasse la memoria di un mondo perduto di cultura, bellezza e immaginazione. Ma non successe. I visitatori passavano, e guardavano, in totale silenzio senza dire a nessuno ciò che avevano visto.

Dopo venticinque anni di lavoro febbrile e solitario Gottfried morì a Marglib, nel deserto di Chernobog, a cinquanta chilometri da Zharkana. La sua utopìa fu lentamente coperta dalla sabbia e rimase integra per essere trovata, dopo mille anni, come testimonianza delle fallimentari relazioni nella post-modernità.